Sono passati più di otto anni da quel pomeriggio in cui sullo schermo del mio cellulare comparve “ LA CHIAMATA “ del dottor Nino Cavallo. Ero seduta in salotto, attaccata al mio bombolino (così chiamavo lo stroller) che erogando ossigeno mi permetteva di respirare senza troppa fatica, e stavo aggiustando un braccialetto di una mia amica in un pomeriggio molto caldo, così come fu tutta l’estate di quel 2007.
Il dottor Cavallo non era certo solito chiamarmi e mi fece diverse domande, quali:
“Signora, come sta? Tutto bene? Non ha avuto febbre, è tutto a posto? “
Certo capii che stava per succedere qualcosa, ma non mi scomposi.
Alla fine, sentendo le mie risposte in cui dicevo che non avevo febbre e che andava tutto come al solito, solo allora sentii dire:
“ Sono arrivati due polmoni per lei “.
“ L’avevo capito, cosa devo fare? “ fu la mia risposta.
In quei pochissimi istanti si stava compiendo il mio destino e, paura, eccitazione e scombussolamento si mischiarono in un vortice di emozioni indescrivibili, il cui risultato fu che su di me scese una calma piatta. Ecco, quando devo definire il mio stato d’animo di quei momenti, dico che per me quelli furono il pomeriggio e la serata più calmi della mia vita, fino ad oggi. Sembra incredibile anche a me, ma fu proprio così. Avevo provato diverse volte ad immaginare come sarebbe stato il momento in cui mi avrebbero chiamata per il trapianto, ma non riuscivo ad andare oltre perché immediatamente mi prendeva il panico e dovevo smettere subito. Non avvenne nulla di tutto ciò.
Sembrava quasi che non mi rendessi veramente conto di cosa mi stava accadendo e penso che, tutto sommato, fu meglio così.
Io che avevo sempre avuto il terrore di affrontare l’intervento ora ero pronta , senza nessuna paura, a recarmi in ospedale, anzi toccò a me a coordinare mio fratello e i miei amici (molto agitati, loro!) che mi accompagnarono alle Molinette poiché le carrozzine non erano disponibili all’accettazione (chiusa per l’orario) e l’ascensore che mi avrebbe dovuto portare al piano era fuori servizio.
Come inizio non fu malaccio! Inoltre feci correre avanti e indietro il giovane infermiere che si prese cura di me poiché continuavo a porgli domande alle quali lui non sapeva rispondere e per le quali ogni volta doveva consultarsi coi medici. Fu persino comico, a pensarci poi. Credo che l’infermiere abbia pensato che, oltre al fiato, mi mancassero anche alcune rotelle nel cervello!
Mi ricordo, poco prima di addormentarmi definitivamente, che sentii dire che erano arrivati i “ miei nuovi polmoni “ e che alla domanda di un chirurgo: “ Allora, come sono? “ il Dottor Cavallo rispose : “Perfetti, no anzi, di più! “ . A quel punto chiusi gli occhi.
Il mio risveglio in rianimazione fu altrettanto tranquillo. Mi svegliò, chiamandomi per nome, il Dottor Cavallo che aveva eseguito l’intervento insieme ai suoi numerosissimi colleghi, e mi fece il segno positivo del pollice alzato. Tutto era andato per il meglio. Anche se respiravo ancora con l’aiuto dell’ossigeno mi resi immediatamente conto del cambiamento avvenuto in me. Respiravo in una maniera completamente diversa rispetto a poche ore prima, molto meglio. Il mio “Angelo Donatore” aveva permesso che ciò avvenisse ed io gliene sarò sempre grata.
Mi sono stati regalati otto anni di vita che ho trascorso con una forza che ormai non credevo più di poter riacquistare e tra le tante cose ho avuto la fortuna di veder nascere il figlio di ma nipote. Ora lui ha tre meravigliosi anni e non si stupisce se la zia ogni tanto porta la mascherina, anzi, inventiamo nuovi giochi e la mascherina la mette anche lui, ad esempio per fare il fantasma!
Cosa posso chiedere ancora di più?
IL TRAPIANTO E’ VITA, non è solo uno slogan, è la verità!
Manuela Rolle
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